L’analisi della centrale rischi è necessaria per ottenere un finanziamento a condizioni migliori e più facilmente. Essa consente di favorire una migliore comunicazione tra imprese e banche (più organica e trasparente) eliminando tutte le barriere e le asimmetrie informative che caratterizzano la Centrale rischi. Permette di prevenire la crisi d’impresa, con indicatori di allerta preventiva come richiesto dal nuovo codice fallimentare.
Tiene sotto controllo la reputazione creditizia, verificando la correttezza, la legittimità e la regolarità delle segnalazioni in Centrale Rischi effettuate mensilmente dal sistema bancario e finanziario. Indica le criticità e le anomalie, le modalità di utilizzo delle linee di affidamento, le garanzie prestate, le pregiudiziali e/o le criticità rilevabili dagli operatori finanziari.
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APPROFONDIMENTO CENTRALE RISCHI – Q&A RISPONDE L’ESPERTO
Qui sotto le domande con le relative risposte affrontate durante il Webinar:
È fondamentale avere la fotografia di come è messa l’azienda in questo momento per agire nel futuro e tutelare il cliente, ponderando le opportunità disponibili. Sarà fondamentale ad ottobre, quando le moratorie scadranno, avere la possibilità di verificare la centrale rischi. È importante monitorarla durante il periodo, per verificare che siano state correttamente registrate le segnalazioni. Bisogna tenere sotto controllo le posizioni e cominciare a lavorare in prospettiva sin da ora, preparando le aziende per quello che accadrà dopo il 31 Ottobre. Non viene sospeso nulla della logica che riguarda il merito creditizio, le segnalazioni alla fine del mese le banche le fanno comunque, il fatto è che non si conteranno più i giorni e queste non influiranno sul calcolo del rating. Quando però arriverà il 31 Ottobre, tutte queste segnalazioni saranno lì registrate.
Le segnalazioni sono di fatto sospese fino al 30 di Settembre, una sorta di congelamento. Se ho un rating di tipo 3 e aderisco alla moratoria COVID-19, rimango in rating 3 con tutte le mie linee di credito. È la differenza fondamentale con la moratoria ABI che invece non ha un automatismo. Accertarsi quindi che l’istituto, nel caso di attuazione di moratoria accordo ABI, non effettui un downgrading della posizione del cliente: le disposizioni EBA lo obbligano, ma, data la presenza di una clausola, non è del tutto sicuro (si ritiene che la banca abbia le migliori informazioni su quel cliente e quindi possa farlo).
La banca aspetta lo sblocco delle procedure per queste fattispecie al fine di inserire la proroga al 30 settembre. Tutte le situazioni di emergenza vengono normate. Per la prima volta, viene data la possibilità di rinegoziare posizioni già in essere col Medio Credito Centrale, quando invece prima non era possibile.
Le moratorie ABI tecnicamente sono fattibili di Forborne; il COVID 2, per 6 mesi, no.
Se abbiamo deciso di aderire a COVID, e successivamente decidiamo di andare in moratoria con ABI, lo possiamo fare. Se, però, non abbiamo l’accortezza di concordarlo con la banca, la seconda sicuramente prevede un downgrading. Seguire attentamente le novità nei mesi di aprile e maggio perché ci saranno probabili cambiamenti.
È sicuramente una delle strade percorribili. I due accordi ABI e COVID sono pronti, ma l’accordo migliore è quello diretto fatto fra impresa e banca, è chiaro che ci devono essere i presupposti.
È gratis il fondo, ma il confidi non verrà assorbito dalla banca. Non mi preoccuperei di spendere qualche soldo in più.
Il rating è attribuibile attraverso un conteggio le cui formule sono pubbliche. È possibile accreditarsi presso il sito del Medio Credito Centrale, che lo gestisce, e diventare il consulente dell’azienda. Si possono fare le simulazioni, inserendo i bilanci e richiedendo la cr per ottenere il punteggio.
La COVID non è attivata senza la domanda. Se per esempio un’azienda non attua la procedura e non fa la domanda e in quel periodo va male, non ha il vantaggio di avere l’impossibilità che i fidi le vengano revocati. La richiesta non è automatica e la possono richiedere solo le PMI. Poi dipende da banca a banca. Quest’ultima infatti può rifiutarsi di concedere la moratoria ad esempio nel caso in cui l’impresa non sia una PMI oppure abbia una posizione di credito deteriorato.
La nozione è data da una specifica circolare di banca d’Italia. Si riferisce a qualsiasi azienda che è stata classificata a sofferenza o che abbia già una situazione in stage 3, quindi in inadempienza probabile, meglio definita come OTP. È sufficiente che un’azienda abbia una rata non pagata superiore o pari a 500 € oppure che abbia sconfinato per 3 mesi che non può aderire alla moratoria.
È di fatto già cambiato: c’è una sospensione dei diritti della banca che non può ritirare i fidi. La banca è stata esautorata dall’accettare o non accettare la proposta di moratoria COVID 2.
Si, grazie alla moratoria COVID-19, è possibile rinegoziare gli affidamenti contro garantiti dal medio credito centrale, cosa che prima non era possibile fare.